La prima scuola estiva di lingua e cultura ucraina in Italia
di Kateryna Mychka
Dal 9 al 29 settembre scorso Udine, una piccola ma accogliente città friulana, ha ospitato la prima Scuola estiva di lingua e cultura ucraina in Italia. Negli ultimi tre giorni della scuola, dopo un lungo viaggio da Praga, con un’immancabile tappa a Roma, Udine mi ha accolta con una calda pioggia di un’estate ormai finita. Dopo aver attraversato con la mia valigetta gialla tutto il centro storico, mi sono infilata nell’aula per perdermi tra gli studenti ed immergermi in quelle ore di lezione tanto attese e colmare la curiosità che mi ha fatto salire su quell’autobus a Praga. Tra una lezione e l’altra i partecipanti alla scuola non solo hanno condiviso le loro impressioni ed esperienze della scuola, ma dalle loro voci e sguardi trapelava tanto calore, gratitudine e gioia di trovarsi lì.
L’insegnamento delle lingue dell’Europa Centrale e Orientale all’Università di Udine è un elemento distintivo dell’ateneo dal momento della sua fondazione e la Scuola Estiva di Lingua e Cultura Ucraina rappresenta una naturale continuazione degli obiettivi del Dipartimento di Lingue e Letterature, Comunicazione, Formazione e Società. Attualmente l’ucraino non è tra le lingue insegnate all’Università di Udine e proposta della Scuola estiva rappresenta un utile complemento all’insegnamento curricolare. Come si afferma sulle pagine del sito della Scuola, “l’apprendimento della lingua e della cultura di questo paese richiede strumenti e conoscenze specifiche, non riducibili a quelle che possono essere prese in prestito da altre lingue dell’area. Inoltre, l’approccio culturologico e geopolitico che si intende dare alla scuola risponde alla necessità di comprendere l’insegnamento delle lingue e delle culture non come acquisizione di nozioni teoriche distaccate dal presente, ma al contrario come autentica mediazione culturale il cui contenuto è immediatamente applicabile nei vari contesti della vita e della società contemporanea.” Con questo spirito gli organizzatori della Scuola hanno proposto un approccio interdisciplinare alla cultura ucraina, poiché il corso “non si limita agli aspetti linguistici e letterari ma affronta anche aree generalmente trascurate nell’insegnamento tradizionale come economia e geopolitica.”
La Scuola estiva di lingua e cultura ucraina è durata tre settimane, dal 9 al 29 settembre, nelle aule dell’Università di Udine a Palazzo Antonini e sulla piattaforma online Teams. Durante la prima settimana, ogni mattina si sono tenute le lezioni online per i principianti. L’inaugurazione è avvenuta all’inizio della seconda settimana, dopo di che una trentina di studenti giunti nella città friulana di Udine per immergersi nella lingua e nella cultura ucraina si sono dispersi nelle aule per la prima lezione di lettorato. Le lezioni di lingua ucraina si sono svolte quotidianamente con le lettrici dell’Università Jagellonica Halyna Chuba, Agnieszka Hawrot, Aniela Radetska e la lettrice dell’Università di Padova, Kseniia Konstantynenko. Inoltre, l’apprendimento tradizionale è stato integrato dalla piattaforma Teams, che “permette agli studenti di approfondire argomenti grammaticali specifici e verificare autonomamente le competenze acquisite, lasciando le lezioni mattutine all’interazione spontanea con il docente,” si legge sul sito.
Ogni giorno, dopo la pausa pranzo, gli studenti hanno avuto un fitto programma di lezioni che coprivano un’ampia gamma di argomenti. Le lezioni si sono tenute in inglese da rinomati ucrainisti provenienti da Italia, Polonia, Germania e Ucraina. La storica Giulia Lami si è soffermata sul lungo percorso storico del popolo ucraino. Lo studioso di letteratura e traduttore Alessandro Achilli si è immerso nel contesto della letteratura ucraina del XX e XXI secolo, compresa la letteratura sulla e durante la guerra. Lo storico Simone Bellezza si è concentrato sulla partecipazione dell’Ucraina all’Eurovision Song Contest dal punto di vista dell’identità nazionale. Le lezioni sugli artisti ucraini del XX secolo e oltre, nonché su figure femminili come Lesja Ukrajinka e Lina Kostenko, sono state tenute dalla storica dell’arte Kseniia Konstantynenko. Lo slavista e critico cinematografico Massimo Tria si è soffermato sul primo decennio del cinema “libero” ucraino 2014-2024, mentre Fabio Turco e Alessandro Grimaldi hanno affrontato in modalità da remoto il tema Ukraine & Visegrad. L’evento conclusivo della settimana è stato un incontro online con lo scrittore Yurii Andrukhovych.
Inoltre, il fine settimana del 21 settembre è stata organizzata una gita a Cividale, dove gli studenti hanno visitato il Museo Archeologico Nazionale e Tempietto Longobardo di Santa Maria in Valle. Il viaggio si è concluso con una cena ucraina autogestita presso il parco della Colonia di Osoppo.
La terza e l’ultima settimana della Scuola estiva non è stata meno interessante e intensa e la scelta degli argomenti era altrettanto ampia e variegata. Gli studenti hanno ascoltato Laura Quercioli, che ha incentrato le sue lezioni sul fenomeno della Kultur Lige; Tamara Mykhajliak, che ha parlato dei percorsi e degli eroi dell’etnografia ucraina; Giovanna Siedina, che si è immersa nel mondo della poesia e della poetica dell’Accademia di Kyiv-Mohyla nel XVII e XVIII secolo. Aniela Radecka si è concentrata sul tema del femminismo ucraino tra passato e presente e ha offerto una panoramica dettagliata delle ONG in Ucraina e del loro impatto sullo sviluppo della società civile (1991-2023), mentre Tim Bohse ha condiviso le sue osservazioni dall’Ucraina sul ruolo della società civile durante la guerra del 2022-2024. Olga Trukhanova ha tenuto una lezione sulla letteratura ucraina dopo il disastro di Chornobyl, mentre Aleksander Kratochvil e Tetyana Yakovleva sono tornati sui tragici anni Venti del secolo scorso.
Foto della lezione di Alexander Kratochvil sugli anni Venti
La Scuola era aperta agli studenti sia dei corsi di laurea triennale che magistrale, principalmente dai corsi di laurea in Lingue e Letterature Straniere e Mediazione Culturale dell’Università di Udine così come agli studenti delle università partner: Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco, Università Jagellonica di Cracovia e l’Università di Lubiana. Alcuni di loro hanno condiviso volentieri la loro esperienza durante le pause tra le lezioni.
Marharyta, una studentessa ucraina dell’Università Jagellonica, racconta che personalmente “questa scuola mi piace molto perché è molto particolare. Non potevo immaginare che all’estero ci fossero persone così interessate all’Ucraina”. Marharyta frequenta il corso di studi ucraino-polacchi ed è stato particolarmente utile osservare per lei come l’Ucraina viene trattata all’estero e come “a volte da una prospettiva insolita e a volte semplicistica queste persone guardano all’Ucraina e alla cultura ucraina. È un’esperienza unica per me”, sottolinea.
Inoltre, Marharyta ha condiviso la foto delle tradizionali bambole ucraine Motanka, che hanno realizzato durante il master class organizzato dalla professoressa Halyna Chuba il 25 settembre. Hanno partecipato all’evento non solo tutti gli studenti della scuola, ma anche i docenti e lettrici. Tutti hanno apprezzato molto l’attività, anche se non nascondono la difficoltà del processo di realizzazione delle bambole.
Foto di Marharyta delle bambole Motanka realizzate dagli studenti
Maksym, anch’egli studente ucraino all’Università Jagellonica, oltre ad ammirare l’iniziativa e a desiderare che si espanda e diventi permanente, ammette, non senza sorpresa, “che gli italiani sono spesso così coinvolti nelle questioni ucraine, così preparati e in grado di fornire una prospettiva davvero significativa e imparziale che non ho più la convinzione che all’estero ci sia poco interesse per l’Ucraina. In effetti, la questione dell’Ucraina è spesso molto ben studiata. E si può imparare molto di più dagli specialisti stranieri che dagli stessi ucraini che fanno ricerca su un determinato argomento. Per esempio, abbiamo avuto una lezione del professor Alessandro Achilli, che ha scritto una monografia su Stus, e la sua conoscenza della poesia ucraina è impressionante. In ogni caso, sono molto grato che la nostra università abbia partecipato a questo evento. Sono anche grato a Giovanna Brogi, che ha ideato questa iniziativa, e a Emiliano Ranocchi, che l’ha portata a Udine”.
Mattia, studente dell’Università di Milano, e Daniel, studente della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco, erano molto sorpresi ma anche contenti che un simile evento si svolgesse in Italia. “Le lezioni di lingua ucraina andavano molto bene, gli insegnanti erano molto preparati. Mi è piaciuto soprattutto il fatto che dovevamo parlare solo ucraino, dato che tutti provenivano da paesi diversi; quindi, l’ucraino è diventato la nostra lingua franca”. Daniel racconta che “c’erano tre livelli di insegnamento: avanzato, la maggior parte degli studenti ucraini e alcuni studenti polacchi. Il livello intermedio, dove mi trovavo io. E i principianti. Ma la maggior parte delle persone parlava almeno una lingua slava”. Considerando i diversi percorsi di studio delle lingue slave, Mattia sottolinea anche la difficoltà di trovare un obiettivo comune all’inizio: “Alcuni di noi avevano già studiato il russo, quindi avevamo qualche difficoltà con la costruzione delle frasi, mentre gli studenti polacchi avevano più difficoltà con il vocabolario. Anche se riuscivamo a comunicare, dovevamo trovare uno spazio comune in classe”. Ma nella calda atmosfera della scuola, questa difficoltà inziale è stata rapidamente superata.
Tra gli studenti provenienti da Italia, Germania, Polonia e Slovenia, c’erano anche studenti ucraini come Marharyta e Maksym, che hanno trovato spazio per migliorare la loro lingua madre. Maksym assicura che “in ogni caso c’è qualcosa da imparare”. Ha imparato molto, dagli accenti ai russismi da non usare, e racconta scherzosamente momenti come “quando cerco di spiegare a uno straniero come dire correttamente qualcosa in ucraino, e la nostra professoressa mi corregge che è sbagliato”. In effetti, sia Maksym che Marharyta concordano sul fatto che “c’è molto spazio per migliorare l’ucraino” anche da madrelingua.
Foto di Maksym dalla cena ucraina, in cui i partecipanti stanno preparando i Varenyky e il Borshch
Per quanto riguarda il programma delle lezioni pomeridiane, Mattia riassume le sue impressioni: “Ho scoperto che, nonostante la comunità di studi ucraini sia molto piccola, offre molti contenuti di alta qualità. Soprattutto quando si tratta di poesia e letteratura. Ma anche l’altro punto di vista è stato molto interessante. Abbiamo avuto lezioni di politologia, sulle organizzazioni non governative e mi è piaciuto molto il fatto che molte di queste lezioni riguardavano il femminismo. Forse questo può influenzare il modo in cui studieremo la letteratura ucraina in Italia, magari spostando l’attenzione da una prospettiva più classica a una più moderna”.
Per Susanna, della Ludwig-Maximilians-Universität tutto questo “non era qualcosa di completamente nuovo. Avevamo una conoscenza minima della letteratura ucraina. Mi sono piaciute molto le lezioni sul femminismo e sulle ONG in Ucraina. Queste sono le lezioni che ricordo di più. Ma anche le altre erano molto interessanti”.
Lezione di Aniela Radecka dedicata alle organizzazioni non governative in Ucraina
Molti studenti hanno apprezzato molto le lezioni sull’Eurovision e sul cinema ucraino: “Ora abbiamo tante idee per i film, Takflix è fantastico”, dicono all’unanimità. Tornano a casa con nuovi amici e nuovi progetti. Maksym dice che ora il suo “collega Philip vuole passare dagli studi americani alla filologia ucraina dopo aver completato la sua laurea”. Daniel andrà a Cracovia con i suoi nuovi amici al concerto della band ucraina Dakha Brakha: “A Cracovia, vogliamo anche pianificare insieme un viaggio in Ucraina l’anno prossimo. È bello incontrare persone che la pensano come te. È stato molto strano, in senso positivo, che ce ne fossero così tante nello stesso momento”.
Anche Giovanna Brogi, una delle organizzatrici della Scuola estiva di lingua e cultura ucraina a Udine e presidente dell’Associazione Italiana di Studi Ucraini, è rimasta piacevolmente sorpresa dall’esperienza della scuola: “Abbiamo avuto delle lezioni molto belle, tenute da alcuni specialisti. Gli studenti sono stati estremamente disciplinati, estremamente presenti. Per quanto abbiamo potuto capire, attenti e interessati. Hanno fatto molte domande. Quindi la mia impressione è estremamente positiva. Alcuni mi hanno dato qualche suggerimento. E questo mi sembra molto positivo, il fatto che pensino a un futuro.” Giovanna Brogi è lieta di parlare dell’idea di organizzare la Scuola e di come il suo sogno sia diventato realtà: “L’idea è venuta da professor Ranocchi. In realtà era una cosa che dicevo da vario tempo, che vorrei fare una scuola estiva. Il professor Kratochvil ha fatto una Scuola estiva a Greiswald per molti anni, ora per un paio d’anni l’ha fatta a Monaco. E lì che ho imparato molto. I miei più importanti contatti con l’Ucraina, a parte l’Ucraina stessa quando ci andavo, sono stati attraverso queste scuole estive. Quindi avevo questo sogno, che mi sembrava abbastanza difficile da realizzare. Però Emiliano Ranocchi si è messo a cercare e ha trovato un finanziamento dell’Erasmus. E da lì è partito tutto, grazie a lui. Un po’ per il suo filoucrainismo veramente molto profondo. Conosce l’Ucraina, conosce l’ucraino, andava spesso a Leopoli. È stato lui che è riuscito a trovare l’aggancio giusto. Prima che ci fosse questo programma Erasmus era difficile pensare una cosa del genere. Questi progetti devono essere finanziati. Ho avuto anche un piccolo finanziamento dall’Istituto Canadese Ucraino di Toronto. Quindi siamo stati ben sostenuti. Questa Scuola di Lingua e Cultura Ucraina a Udine è quasi un miracolo.”
I ringraziamenti da parte degli studenti a conclusione della Scuola estiva
Olha Trukhanova, che ha tenuto una lezione sulla letteratura ucraina post-Chornobyl, ha così commentato la sua esperienza: “È un evento importante e sono grata agli organizzatori per l’idea e la sua perfetta realizzazione. L’impressione più grande è il grande interesse degli studenti di diversi Paesi per la lingua e la letteratura ucraina, la loro disponibilità a imparare e a discutere vari argomenti: dalla storia al folklore e alle belle arti. Un altro fattore importante è, a mio avviso, l’unione dei colleghi nello sforzo comune di rendere il programma il più vario e ricco possibile e, infine, l’atmosfera amichevole e serena che ha stimolato un vero dialogo tra insegnanti e studenti. Spero che questo sia solo l’inizio e che la scuola estiva diventi una tradizione”.
Alla fine dell’ultima lezione della Scuola estiva
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